20.10.09

Deputati di Pd, Pdl, Udc e Idv sottoscrivono insieme il testo che apre agli stranieri la scelta dei sindaci.

(Ansa)
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ROMA - Diritto di voto per le elezioni amministrative ai cittadini extracomunitari regolarmente residenti in Italia da almeno cinque anni. E' il contenuto di un progetto di legge depositato oggi alla Camera e che ha come primi firmatari deputati delle principali forze politiche di maggioranza e di opposizione: Walter Veltroni (Pd), Flavia Perina (PdL), Roberto Rao (Udc), Leoluca Orlando (IdV), Salvatore Vassallo (Pd). Di fatto, tra le forze politiche rappresentate in Parlamento, manca solamente la Lega Nord.


OBIETTIVO INTEGRAZIONE - «L’approvazione del progetto - spiegano i promotori - costituirebbe un primo passo concreto per promuovere l’integrazione di persone che in molti casi già partecipano pienamente alla vita civile delle comunità locali in cui risiedono, sono rispettose delle relative consuetudini, lavorano con dedizione, pagano le tasse, hanno figli che vanno a scuola con i bambini italiani, condividono con i cittadini italiani le stesse esigenze e gli stessi problemi connessi alla fruizione dei servizi pubblici. La presentazione congiunta del progetto da parte di esponenti di diversi gruppi dimostra che su questi temi è possibile, oltre che necessario, un confronto tra tutte le forze politiche nazionali». A partire da domani verranno raccolte ulteriori adesioni e nei prossimi giorni si terrà una conferenza stampa per esporre il contenuto del progetto.

LA PROPOSTA VELTRONI - Già un anno fa, il 2 settembre 2008, era stata presentata una proposta di legge costituzionale che aveva come primo firmatario Veltroni, seguito da Livia Turco e Massimo D'Alema, oltre a tutti gli altri deputati del Pd. Il testo della proposta, la n. 1.635, era composto di soli quattro articoli che introducevano, appunto, la possibilità di voto alle elezioni amministrative per tutti i cittadini stranieri residenti regolarmente in italia da oltre 5 anni, riconoscendo loro il diritto di recarsi alle urne sulla base degli stessi requisiti - cittadinanza a parte - già previsti dalla legge per gli italiani. La proposta prevedeva di estendere il diritto oltre che al voto anche alla «presentazione di petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità» (articolo 50 della Costituzione) e all'accesso agli uffici delle pubbliche amministrazioni che erogano servizi sanitari e servizi sociali, escludendo quelli legati alla pubblica sicurezza e alla difesa dello Stato. Il diritto di voto sarebbe stato infine esteso anche ai referendum per leggi in materia di autonomie locali.