5.12.09


Riduzione del numero dei Comites (Comitati degli italiani all’estero) e superamento del ruolo storico del CGIE (Consiglio generale degli italiani all’estero). E dunque un taglio radicale alla rappresentanza sociale degli italiani all’estero che si esprime attualmente nei Comites e nel CGIE attraverso la fitta trama delle associazioni, dei sindacati, dei patronati. “Per il mondo associativo arriva la soluzione finale”, ha detto il segretario generale del CGIE Elio Carozza a Roma, partecipando a Villa Madama, il 30 novembre scorso, alla Terza Assemblea plenaria della Conferenza permanente Stato–Regioni/Province Autonome-CGIE. Il disegno del governo – sostiene Carozza – mira a sostituire “quella trama di associazioni che è stata la forza e l’anima della rappresentanza di base” degli italiani all’estero con “una rappresentanza di matrice puramente elettorale, anzi elettoralistica” organizzata interamente intorno alle figure dei candidati presidenti dei Comites (che dovrebbero confluire nel “nuovo” CGIE - anzi CIE, perché cambierebbe anche il nome: Consiglio degli italiani all’estero) e dei candidati al Parlamento. Un “pasticcio” che non convince affatto la presidente della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo Silvia Bartolini, che ha preso la parola alla Terza Conferenza Permanente Stato–Regioni–CGIE – i cui lavori sono stati aperti dal sottosegretario agli Affari esteri Alfredo Mantica – dopo gli interventi del vicepresidente della Conferenza delle Regioni e Province autonome Angelo Michele Iorio (presidente della Regione Molise), di Elio Carozza, del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e del ministro degli Esteri Franco Frattini.
Pur apprezzando nell’assemblea di Villa Madama il “clima politico positivo, di maggiore attenzione verso le Regioni” rispetto alla Prima Conferenza dei Giovani italiani all’estero del dicembre 2008, Silvia Bartolini ha proposto di proseguire - per affrontare i complessi problemi sul tappeto, compresa la prospettata riforma del CGIE – non con un solo tavolo di intese generico tra tutte le istituzioni coinvolte, ma con tavoli di concertazione dedicati alle questioni principali , che sono i giovani, l’associazionismo, le celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia e la lingua italiana. Quanto ai giovani, la presidente della Consulta ha chiesto di “non deluderne le aspettative, aperte con la Conferenza di Roma” dell’anno scorso, nel cui spirito la nostra Regione sta organizzando la prossima Conferenza dei giovani emiliano-romagnoli nel mondo, a Santiago del Cile nel marzo 2010. Per l’associazionismo regionale, ha detto la Bartolini, si tratta di “sostenere quello ‘vero’, riconoscendo e non mortificando l’importante ruolo che esso ha avuto, e ancora ha, nell’emigrazione italiana nel mondo”. L’Unità d’Italia – ha proseguito – va celebrata “con eventi comuni, integrati a tutti i livelli istituzionali e non in ordine sparso”. Anche la lingua italiana deve essere “sostenuta con un progetto comune delle Regioni e del Governo, e un unico controllo di qualità dei corsi, anche se questi possono essere condotti da una pluralità di soggetti”. Tra l’altro, ha ricordato la presidente della Consulta, “il governo non ha ancora mantenuto la promessa di utilizzare i giovani come lettori nei corsi di lingua italiana all’estero, così come quella sul finanziamento speciale alle loro attività, fatta dal Ministero della Gioventù in riferimento alla rappresentanza e alla formazione”.

Il documento programmatico licenziato dalla Terza Assemblea plenaria della Conferenza permanente Stato–Regioni/Province Autonome-CGIE ha ribadito la necessità di un tavolo permanente di concertazione tra tutti i soggetti istituzionali per realizzare l’obiettivo della promozione del sistema-Paese all’estero attraverso una serie di punti qualificanti, tra cui l’armonizzazione delle leggi regionali di funzionamento delle Consulte regionali, la messa a sistema delle risorse disponibili su vari canali d’intervento (internazionali, nazionali, regionali, locali) per finanziare le iniziative delle nostre comunità all’estero, la valorizzazione della rete associativa all’estero e lo stimolo alla progettualità nei settori della comunicazione e della stampa. Tutto questo, però, si scontra – come rilevato dal segretario generale del Cgie – con i pesanti tagli ai finanziamenti, in particolare ai corsi di lingua e cultura italiana e ai fondi per l’assistenza: in tutto, le risorse per gli italiani all’estero sono diminuite nel 2009 di trenta milioni di euro.

“L’intreccio tra tagli, ridimensionamento della rete consolare e svuotamento della rappresentanza”, ha sottolineato Elio Carozza, è una “mannaia che cade sulle nostre comunità”. In linea con le posizioni del segretario generale del CGIE quelle di Silvia Bartolini, che il 1° dicembre all’Hotel Villa Carpegna, sempre a Roma, dove si sono svolte le commissioni tematiche del CGIE, ha partecipato alla VI Commissione, quella sulla Conferenza Stato-Regioni/Province Autonome-CGIE, confermando il forte legame tra le Regioni (in Commissione erano presenti dodici rappresentanti delle Regioni) e il CGIE.Non convince la Bartolini – che l’ha ribadito nell’intervento alla Farnesina fatto in rappresentanza delle Regioni italiane il 2 dicembre, nel corso della seduta plenaria del CGIE – nemmeno la soluzione dell’organica presenza delle Regioni nel CGIE, al posto del mondo associativo e sindacale. “Un conto – ha detto – è venire incontro alla giusta esigenza di riconoscimento del lavoro svolto dalle Regioni e dalle loro Consulte per i corregionali all’estero; un altro conto è utilizzare le Regioni per ridurre o svuotare di senso il ruolo del CGIE, con il risultato di riorganizzare tutto il sistema di fatto in funzione dei diciotto parlamentari eletti nella Circoscrizione Estero: com’è possibile che diciotto persone possano rappresentare a pieno i tre milioni e mezzo di italiani all’estero?”.
La Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo, ha concluso la presidente, “invita a ogni sua riunione i membri emiliano-romagnoli del CGIE, per assicurare il necessario coordinamento tra la Regione e le rappresentanze del mondo associativo all’estero: che bisogno c’è che una entri nell’altro, tanto più se il progetto di riforma costituzionale prevederà il Senato federale, dove saranno rappresentate le istanze delle Regioni e delle comunità italiane all’estero, e dopo il documento scaturito dalla Conferenza Permanente Stato–Regioni–CGIE che prevede ruoli di intesa tra tre distinte ed autonome istituzioni?”.