8.9.11


Farina di grano, acqua, sale: è questa la ricetta classica, quella più antica e più “povera”, tramandataci dalla tradizione contadina romagnola, che la usava come pane. Di cosa stiamo parlando? 

Della piadina naturalmente, il cibo-simbolo della Romagna, o meglio "il cibo nazionale dei romagnoli" come l’ha definito il poeta Giovanni Pascoli.

Si dice fosse conosciuta già  al tempo dei Romani, ma la prima testimonianza scritta riguardante la piadina risale al 1371 quando nella Descriptio Romandiolae ne viene specificata per la prima volta la ricetta: "Si fa con farina di grano intrisa d'acqua e condita con sale. Si può impastare anche con il latte e condire con un po' di strutto". 

Con il passare del tempo e a seconda delle località, infatti, ai 3 ingredienti-base della piadina ne vengono aggiunti altri (come lo strutto o l’olio d’oliva, il bicarbonato o il lievito, il latte…) e cambia anche l’altezza della pagnotta tirata con il mattarello: la più bassa (2-3 mm) è caratteristica di Riccione e del riminese in genere, la più spessa (6-8 mm) delle zone di Forlì e Ravenna. 

La piada poi, per essere proprio quella originale, deve essere posta sul “testo”, ovvero la tradizionale teglia di terracotta dal basso orlo, e cotta sulle braci. 

Quindi viene farcita, a seconda dei gusti personali; la farcitura più “classica” è con il prosciutto crudo e lo squacquerone, tipico formaggio cremoso locale, anche se, si sa, la piadina “la j'è bona in tot i mud, énca scudida”!  

                       
E chi parte? Se la porta con sé la piadina, chi parte? E come la cucina? 

I nostri amici in Patagonia ci dicono che la variante della ricetta attualmente più diffusa lì prevede farina, acqua e strutto, con a volte l’aggiunta del lievito. Ci raccontano anche che alcuni a Viedma impastano la piadina in questo modo: stendono la pasta e spalmano sopra un po' di strutto, poi la ripiegano e rispalmano con un altro po' di strutto, e così via fino al raggiungimento della consistenza adatta; la pagnotta è quindi pronta per essere definitivamente stesa e cucinata: non avendo a disposizione i “testi”, le piade vengono cotte sulla padella.

Per la farcitura, incrollabile il primato del prosciutto crudo, anche se si sostituisce lo squacquerone con la mozzarella. Nel complesso, non tante le differenze: possiamo ben dire che “la piadina è Paese”! 

Inoltre, quel che tra romagnoli, ovunque si trovino nel mondo, sembra non cambiare è l’eterno dilemma su quale sia lo spessore più giusto e gustoso per la piadina: sottile e croccante o alta e soffice? Ogni “tagliere” ha le sue preferenze e tradizioni!  

In Romagna proprio questo weekend [sabato 10 e domenica 11 settembre] c’è un festa in onore di questo cibo universalmente apprezzato: sono i PiadinaDays, i giorni della piada, una due-giorni di eventi che coinvolge 23 Comuni in 3 Province romagnole.

Più di 100 iniziative in programma, tra dimostrazioni della preparazione artigianale della piadina, laboratori per grandi e piccini, occasioni per scoprire tutti i trucchi delle azdore [le massaie romagnole] e fare pratica, degustazioni e assaggi, gare a suon di mattarello chi fa la piada più buona.  

A Bertinoro, borgo medievale conosciuto come il “balcone di Romagna” per via della sua collocazione collinare, addirittura proveranno ad entrare nel Guinness World Record per la piadina più grande del mondo, con una piada di 4 metri di diametro [fatta con 100 kg. di farina e 25 kg. di strutto!].  

Tante poi le iniziative che abbinano la piadina ai sapori tradizionali del territorio: Cesenatico, nota località balneare, proporrà la gustosa unione tra piada e saraghina, saporita varietà locale di pesce azzurro, mentre a Cervia si potrà gustare la "Piada dei Salinari”, ovvero una piadina che nell’impasto ha il sale dolce delle saline cervesi. 

A Bagno di Romagna, borgo dell’Appennino romagnolo nella valle del fiume Savio, le piadine saranno realizzate con l’acqua termale del luogo, mentre nel vicino borgo di Verghereto, con l’acqua della Sorgente del Tevere, che nasce dalle pendici dell’adiacente Monte Fumaiolo.

A Sogliano al Rubicone, invece, la piada si potrà assaggiare in abbinamento al formaggio di fossa, inconfondibile formaggio locale; inoltre una dimostrazione mostrerà il procedimento di fabbricazione del più tradizionale dei “testi”, quello della attigua frazione di Montetiffi. 

Bellaria e Igea Marina celebrano l’anima e tradizione della piada, che "La pis un po' ma tòt” (così si chiama la manifestazione stessa) con un percorso di gusto tra sapori tradizionali e creativi, antichi mestieri, spettacoli e appuntamenti musicali nelle osterie.

Potevano poi rimanere fuori dai festeggiamenti Casa Artusi e le sue Mariette? Certo che no! Proprio a Forlimpopoli terranno un corso teorico e pratico per chi vuole cimentarsi nell’arte culinaria della piada! 

E non è tutto: la festa della piada arriva anche nei Castelli, dove animerà con tante iniziative la Fortezza Medioevale di Castrocaro Terme ed il Castello di Longiano, sede della Galleria d’Arte Moderna  Fondazione Balestra, in numerose  aziende della Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli di Forlì e Cesena e in 14 Fattorie Didattiche della zona. Senza contare che per tutto il weekend saranno centinaia i bar, ristoranti e chioschi “addobbati” per l’occasione, che proporranno le loro personali ricette e farciture.

L’iniziativa rientra nel cartellone del Wine Food Festival, un calendario di 46 eventi golosi che da settembre a dicembre ci conduce tra i sapori e i prodotti più tipici dell’Emilia-Romagna. Ma questa è un’altra storia e ne riparleremo in futuro! Per oggi vi abbiamo già “torturato” abbastanza con le leccornie finora elencate [ché PiadinaDays poi non vuol dire solo piadina, ma anche tortelli alla lastra, bartolaccio, cantarelle…].

Ora scusateci, andiamo anche noi a farci una piadina! 

A presto da Elisa di TurismoEmiliaRomagna.

n.d.r. Brano: Romagnulades, Quinzan.                          
n.d.r. 2. al PiadinaDays si può partecipare anche tramite i suoi account social Twitter: www.twitter.com/piadinadays e facebook: www.facebook.com/piadinadays