21.9.09

da Corriere.it

La cerimonia funebre a San Paolo fuori le mura. Mons. Pelvi: doverose le missioni. Poi un grido: «Pace subito»

ROMA
- Il picchetto d'onore composto dai rappresentanti dei diversi corpi d'armata italiani ha accolto con gli onori militari e l'urlo «Folgore!», alla basilica di San Paolo fuori le mura, i sei feretri coperti dal tricolore dei paracadutisti italiani rimasti vittime, giovedì, dell'attentato kamikaze di Kabul. Portate a spalla all'interno della basilica, le sei bare sono state accolte da un tripudio di bandiere tricolori sventolate dalle migliaia di persone che si sono affollate nel piazzale esterno. L'ingresso nella basilica, alle 11, è stato accolto da un lungo e sentito applauso e da una marcia funebre (il brano «In pace per la pace» di Fulvio Creux) intonata dalla banda militare, che ha preceduto l'inizio della cerimonia religiosa, officiata dall'ordinario militare, monsignor Vincenzo Pelvi. Lo stesso prelato ha dato il via alle esequie leggendo un telegramma inviato da Papa Benedetto XVI che si dice «profondamente addolorato per il tragico attentato terroristico».

«GIUSTE LE MISSIONI DI PACE» - Nel corso dell'omelia, mons. Vincenzo Pelvi ha avuto un pensiero per ciascuno dei sei soldati morti, a cui si è rivolto dando loro del «tu». E ha poi parlato dell'importanza delle missioni di pace. «Se uno Stato non è in grado di proteggere da violazioni gravi e continue dei diritti umani e dalle conseguenze delle crisi - ha detto il sacerdote -, la comunità internazionale è chiamata a intervenire». «Le missioni di pace - ha aggiunto - ci stanno aiutando a valutare da protagonisti il fenomeno della globalizzazione, che non è da intendere solo come processo economico ma come criterio etico. Il mondo militare contribuisce a edificare una solidarietà globale».

«PACE SUBITO, PACE SUBITO» - Più avanti nel corso della cerimonia, al momento dello scambio della pace, mentre i famigliari si abbracciavano tra loro, un uomo è riuscito a salire sull'altare e davanti ad un microfono ha iniziato ad urlare ripetutamente lo slogan «Pace subito»: non è stato inquadrato durante la diretta tv, impegnata a zoomare sui parenti delle vittime, ma le agenzie di stampa riferiscono di una persona non ancora identificata poi allontanata dalla sicurezza. Prima della chiusura del rito religioso, il deputato del Pdl, Gianfranco Paglia, rimasto ferito anni fa durante una missione di pace in Somalia, ha letto la preghiera del paracadutista accanto al figlio di uno dei soldati che hanno perso la vita nell'agguato, che indossava il basco cremisi della Folgore. Grande commozione tra le decine di militari che affollano la basilica hanno suscitato anche le note del silenzio eseguite alla fine della preghiera.

LE FRECCE TRICOLORI - Un doppio passaggio a bassa quota delle Frecce Tricolori, che hanno disegnato in cielo i colori della bandiera italiana, ha poi chiuso la cerimonia all'esterno della basilica, tra applausi e il grido «Folgore!» ripetuto più volte dai picchetti che le sezioni di combattenti e reduci hanno organizzato lungo il recinto della basilica. Le bare hanno poi iniziato il viaggio verso le città e i paesi di residenza dei soldati morti, dove i militari saranno inumati.

IL CORTEO FUNEBRE - Il corteo funebre era partito poco prima delle dieci dall'ospedale militare del Celio. Lungo un percorso che ha sfiorato il Colosseo e l'Aventino, ha poi percorso l'Ostiense fino ad arrivare alla basilica, la stessa in cui furono celebrati i funerali delle vittime di Nassiriya. Due ali di folla avevano salutato con un applauso le bare all'uscita dal portone dell'ospedale militare. Lungo tutto il tragitto il corteo composto da mezzi militari scoperti scortati da motociclisti della polizia di Stato è stato salutato da bandiere italiane esposte alle finestre.

L'INCHINO DI NAPOLITANO - Nella basilica, nell'attesa dei feretri, si erano raccolti in silenzio i parenti delle vittime, i rappresentanti istituzionali, le delegazioni dei partiti e tanti commilitoni che hanno voluto essere presenti alle esequie. Anche i parà rimasti feriti nell'attentato hanno voluto essere presenti all'ultimo saluto ai compagni morti. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si è inchinato al passaggio di ognuna delle sei bare. Tra i leader politici presenti, anche il segretario della Lega, Umberto Bossi, critico verso la permanenza dei militari italiani in Afghanistan, che entrando in basilica ha commentato: «Li abbiamo mandati noi e sono tornati morti».