30.11.09

di Ricky Filosa *
PICCHI DEL PDL RINCARA LA DOSE: TROPPI E COSTOSI, ISTITUZIONI OPACHE
"Siamo in una situazione di grossa attenzione dal punto di vista delle risorse che il governo destina agli italiani all'estero. I soldi sono molto pochi e lo sforzo che l'Italia fa per gli italiani all'estero deve essere concentrato nelle direzioni giuste, e non si deve perdere in rivoli di inefficienza. E uno dei capitoli di enorme spesa per l'Italia sono i patronati italiani all'estero". Non ha dubbi Guglielmo Picchi, deputato del Popolo della Libertà eletto in Europa e alla sua seconda legislatura, per quanto riguarda i patronati italiani nel mondo, che Picchi - a colloquio con Gente d'Italia - giudica "troppi, spesso inutili e costosi".

L'onorevole si è messo in testa di andare fino in fondo: c'è troppa nebbia intorno ai patronati italiani all'estero, e Picchi vuole fare un po' di chiarezza. Anche per questo ha già presentato un'interrogazione al ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, chiedendo quali sono, quanti sono, dove sono e quanto costano i patronati che operano oltre i confini dello Stivale.

La molla
che ha fatto scattare in lui questa voglia di capire meglio tutto ciò che si muove nel mondo dei patronati, spiega il parlamentare del PdL, è stato il caso Giacchetta: in Svizzera, lo ricordiamo, un funzionario del patronato Inca-Cgil, è accusato di truffa nei confronti dei connazionali; proprio quei connazionali ai quali invece Giacchetta avrebbe dovuto prestare assistenza.

Quella del caso Giacchetta, spiega l'On. Picchi a Gente d'Italia, "è stata la molla definitiva che mi ha spinto a cercare di capirne di più. Da troppo tempo - aggiunge - si parla di situazioni poco chiare all'estero per quanto riguarda la situazione dei patronati. Spesso, quando le dicerie sono tante, troppe, un fondo di verità c'è". Gugliemo sottolinea: "La stragrande maggioranza di coloro che operano nei patronati sono persone che lavorano onestamente, nell'interesse dell'attività che svolgono a favore dei connazionali; ma da un lato l'impossibilità di effettuare controlli adeguati, dall'altro l'esistenza di qualche furbacchione qua e là - vedi caso Giacchetta -, mi hanno convinto ad andare a fondo su questa questione dei patronati".
Ma non basta. Non è stato solo questo a spingere Picchi a informarsi meglio su come stiano le cose: c'è anche una questione politica. Sì, perchè un'altra molla importante che ha fatto scattare, per dirla in termini giornalistici, l'inchiesta sui patronati nel mondo, "è stato quanto avvenuto nelle elezioni del 2006 e del 2008". Più avanti, in questa stessa intervista, capiremo meglio cosa intende Picchi quando pronuncia queste parole.

L'azzurro innanzitutto mette le mani avanti, immaginando già le reazioni di quelli che chiama "i compagni di sinistra" ad alcune sue dichiarazioni. E spiega: "Voglio essere chiaro con i compagni di sinistra che dicono che i soldi che lo Stato dà ai patronati derivano dai contributi dei lavoratori. E' vero. Ma essendo un prelievo forzato, stabilito per legge, è di fatto una tassa indiretta. Quindi i patronati vivono di contributo pubblico".

COSTANO ALL'ITALIA FRA I 30 E I 40 MLN A Gente d'Italia, Picchi rivela: "I patronati italiani nel mondo assorbono moltissime risorse. Si parla di una forbice - tra i costi delle sedi e i rimborsi per le pratiche svolte - che va dai 30 ai 40 milioni di euro". Mica noccioline. Il deputato è ancora più preciso: "Sono due, infatti, i tipi di finanziamento che ricevono i patronati dallo Stato italiano. Uno riguarda il costo delle sedi, l'altro invece è un rimborso che viene effettuato per ogni pratica svolta. Ad ogni pratica viene assegnato un punteggio e poi si passa a incassare".
INFLUENZA SULLA COMUNITA', ANCHE POLITICA L'onorevole ci tiene a sottolineare che i patronati all'estero "hanno certamente svolto una funzione importante, una funzione sociale molto utile, in passato; ma i patronati ultimamente sono cresciuti a dismisura, e hanno cominciato ad avere un'influenza - non voglio dire negativa -, ma una grande influenza nella vita degli italiani residenti all'estero. Talvolta, si è arrivati al punto di condizionare persino lo Stato. Perchè i patronati dicono ai consolati 'voi non siete in grado di offrire questo servizio ai connazionali, e allora lo facciamo noi'. Naturalmente gratuitamente per i cittadini, ma sempre a un costo per lo Stato italiano". Che poi siamo tutti no, no? "Inoltre - continua Picchi - se i patronati svolgono un servizio utile ne basterebbe uno per circoscrizione consolare, e non 4, 5 o 6 con altrettanti impiegati, sedi, utenze e compagnia cantando. Così noi contribuenti si paga per lo stesso servizio 4, 5 o 6 volte".
Picchi parla di "un'influenza" molto forte da parte dei patronati nella vita degli italiani nel mondo. Influenza anche politica?, gli chiediamo. "Beh, se il patronato di fatto mette i suoi uomini in un partito per poi mandarli in Parlamento!". E ancora: "I patronati hanno avuto la capacità di indirizzare l'azione politica sul territorio: questo è un dato di fatto. Può piacere, o no. A me non piace. Da qui parte la mia voglia di capirne di più, per vedere se c'è la possibilità di cavare da tutto questo mondo qualcosa di utile per gli italiani all'estero".
L'influenza politica dei patronati presso le comunità italiane residenti all'estero "è netta, è evidente. E' giusto o non è giusto che un patronato eserciti un ruolo nella vita politica di un paese?". Domanda retorica quella di Guglielmo.
FENOMENO ANACRONISTICO La diffusione dei patronati all'estero si concentra in Europa. Un fenomeno che non ha senso, secondo Picchi, un fenomeno quanto meno anacronistico, "quando ormai esiste l'Unione Europea e anche la Svizzera è membro dell'Area Economica Europea e ha trattati bilaterali con l'Italia che soddisfano quasi tutte le possibili necessità dei cittadini".

Quando ci sarà la risposta del ministro Sacconi alla sua interrogazione? "Spero presto. Ho sollecitato di nuovo la risposta, spero arrivi quanto prima, in modo tale da avere i dati aggiornati - e soprattutto reali, perchè quelli forniti dal ministero sono gli unici veri - e quindi la discussione potrà essere fatta totalmente sui numeri".
LA FORMULA 'PICCHI' In ogni caso, in attesa di ulteriori novità, Picchi ha già pensato a una eventuale formula per contrastare gli sprechi: "Se riteniamo utile il servizio del patronato all'estero - spiega -, dividiamo il mondo in aree omogenee, espletiamo una gara internazionale e diamo in concessione per alcuni anni i servizi attualmente svolti dai patronato ad un solo ente vincitore per ogni area geografica precedentemente determinata. L'offerta economicamente migliore e in grado di garantire la maggiore efficienza e trasparenza del servizio sarà la vincitrice. Naturalmente gli attuali patronati potranno partecipare, ma saranno in concorrenza tra loro e potrebbero avere concorrenti anche stranieri e alla fine in ogni circoscrizione consolare ci sarà un solo operatore, semplificando la vita dei cittadini, le relazioni con il consolato e le autorità del paese ospitante, rendendo possibile anche la vigilanza. Terminata la concessione, magari dopo 5 anni, nuova gara e nuovo vincitore. In questo modo si potrebbe ridurre i costi di 5 o 6 volte, destinando le risorse in esubero per altre necessità degli italiani all'estero."

ISTITUZIONI OPACHE L'On. Picchi non ha ancora finito. A proposito di patronati "troppi, costosi e spesso inutili", a proposito della "nebbia" che - secondo Picchi, ma non solo - avvolge tutto questo mondo, il deputato dichiara: "Secondo me nel 2009 è inaccettabile che tutti i principali patronati non abbiano sul loro sito web istituzionale alcuna traccia di uno straccio di bilancio, della quantità di contributi che ricevono... La trasparenza è bassissima, sono istituzioni opache. Sicuramente svolgeranno la loro attività a norma di legge, nella più completa legalità. Ma la trasparenza con cui lavorano lascia molto a desiderare. Ripeto: non c'è traccia sui loro siti di quanto ricevono dallo Stato: dati non accessibili non solo da parte dei cittadini, ma anche di giornalisti, o di un deputato che - come me - vuole capire meglio come funzionano certe cose".

Una domanda secca per chiudere: "Insomma, i patronati all'estero sono utili o no?". "No. Sono tanti, troppi, poco utili e sono anche eccessivamente costosi".

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