23.2.10

di Mina Cappussi –

CI ASPETTAVAMO UN PO’ DI COMMOZIONE, QUALCHE LACRIMA DI RITO SU PALCO DELL’ARISTON. MA NIENTE. QUELLE TELECAMERE PUNTATE SUGLI SPARTITI ACCARTOCCIATI POTEVANO VOLER DIRE DUE COSE. UN VOTO MEDIATICO SUL QUALE RIFLETTERE, CHE LA DICE LUNGA SUL POTERE DELLA TV E DEI NUOVI MEDIA ELETTRONICI. I SEGNI DEI TEMPI BISOGNA SAPERLI LEGGERE, SENZA CERCARE DI RESTARE OSTINATAMENTE ATTACCATI AL PASSATO. INTENDA ANCHE IL PRESIDENTE DI ASSOSTAMPA MOLISE, DAL SUO ORTICELLO. IN TUTTO IL MONDO RE E REGINE, PRINCIPI E PRINCIPESSE SONO TENUTI IN GRANDE CONSIDERAZIONE, SOLO IN ITALIA CRITICHIAMO QUALSIASI COSA FACCIA EMANULE FILIBERTO DI SAVOIA. LA SESSANTESIMA EDIZIONE DEL FESTIVAL DELLA CANZONE ITALIANA VINTA DAL GIOVANE CANTANTE SARDO LANCIATO DA MARIA DE FILIPPI. SECONDO IL TRIO COMPOSTO DA PUPO, EMANUELE FILIBERTO E LUCA CANONICI. FISCHI TRA IL PUBBLICO PER GLI ESCLUSI. L’ORCHESTRA HA LANCIATO GLI SPARTITI IN SEGNO DI PROTESTA.

E’ il secondo anno consecutivo che vince un cantante sardo ed è la seconda volta di fila che vince un prodotto del talent show “Amici”, il programma televisivo di Maria De Filippi. Ci aspettavamo un po’ di commozione, qualche lacrima di rito su palco dell’Ariston. Ma niente. «Il vincitore più giovane per il festival più vecchio» ha commentato la Clerici dando l'annuncio della vittoria “davvero a sorpresa” come ha commentato. Valerio Scanu, maddalenino, è dunque il vincitore della sessantesima edizione del Festival della Canzone Italiana di Sanremo. La sua “Per tutte le volte che”, ha sbaragliato il campo, conquistando la vittoria finale grazie al televoto. Lo scorso anno si era imposto Marco Carta, vincitore del programma di canale5 nel 2008, con "La forza mia", pezzo scritto da Paolo Carta, chitarrista di Laura Pausini.

Un voto mediatico sul quale riflettere, che la dice lunga sul potere della tv e dei nuovi media elettronici. Perché Valerio, un visino capace di farti innamorare a prima vista, è stato votato dalle sue giovani fans, frutto di un’epoca, di un momento, di un fenomeno, sul quale è necessario soffermare l’attenzione.
Il teatro Ariston ha comunque fatto registrare attimi di grande tensione. Forti proteste hanno accompagnato l'annuncio degli eliminati fatto da Antonella Clerici. Al momento della bocciatura di Malika Ayane (a lei, comunque, è andato il Premio della Critica intitolato alla compianta Mia Martini, in definitiva il premio della Sala Stampa) scoppia la rivolta degli orchestrali: il direttore chiede di rendere pubblico il voto, loro, i componenti dell’orchestra, stracciano letteralmente gli spartiti e li appallottolano, buttandoli sul palco. Non era mai accaduto. Un segno dei tempi, si dirà.
Le telecamere hanno inquadrato più volte quegli spartiti accartocciati, fogli, note, chiavi di violino perse nei meandri della valanga mediatica che tutto travolge.
La serata ha fatto registrare diverse sorprese, con l’eliminazione di alcuni dei favoriti, tra i quali proprio la Ayane, Irene Grandi, I Nomadi, Arisa e Simone Cristicchi, portando nella terna finale, assieme al giovane cantante sardo, anche il fischiatissimo trio formato da Pupo, Emanuele Filiberto e dal tenore Luca Canonici, che ha presentato “Italia amore mio” scritta dal discendente dell’ultimo re d’Italia, e Marco Mengoni, prodotto di un altro talent show, stavolta della Rai: “X Factor”. E proprio Mengoni si può definire la rivincita dell’escluso Morgan che, nella passata edizione del programma, aveva puntato proprio sul giovane.
In tutto il mondo re e regine, principi e principesse sono tenuti in grande considerazione, solo in Italia critichiamo qualsiasi cosa faccia Emanule Filiberto di Savoia. In Inghilterra guai a chi tocca la Regina Elisabetta, i principi di Monaco sono osannati dalla popolazione, per non parlare di tutti i capi coronati del mondo, che scrivono libri, si impegnano in attività economiche, fanno le più disparate professioni”.

Le considerazioni sono di mio nipote Antonio, diciottenne. Forse non sta bene portare una dichiarazione “di famiglia”, ma mi è sembrato rappresentasse bene il punto di vista di quella fascia d’età, al di fuori della mischia.

Insomma, polemiche per gli esclusi, polemiche per “Italia Amore Mio”, polemiche per la notorietà data da ‘Amici’ e da ‘X Factor’, polemiche per Maria De Filippi e Maurizio Costanzo, polemiche (non tante per la verità) sulla Clerici che ha riempito di buonismo materno la scena.
Possibile che questo Festival, dopo 60 anni, fa parlare di sé solo per le polemiche? E le tante belle canzoni in gara, gli emozionatissimi interpreti, i big, i giovani talenti senza fan?
Quelle telecamere puntate sugli spartiti accartocciati potevano voler dire due cose. O il regista è stato bravo a cogliere l’occasione di fare audience, o i fogli accartocciati facevano parte della sceneggiatura preparata in anticipo, decisa a tavolino. Per fare audience.
Ma cambiando l’ordine degli addendi, mi ripeteva il buon prof. Di Biase, (un’altra citazione personale, oggi sono in vena) la somma non cambia.
I segni dei tempi bisogna saperli leggere, senza cercare di restare ostinatamente attaccati al passato. Intenda anche il Presidente di Assostampa Molise, dal suo orticello.
O rivogliamo “Non ho l’età” e “Papaveri e Papere”?