24.3.10

Una bella sorpresa, certo, quella che mi ha fatto, il 4 marzo scorso, il mio caro amico Alfredo Migliaccio, Coordinatore Nazionale A.R.I. - R.E. (Associazione Radioamatori Italiani – Radio Emergenza) quando, per telefono, mi ha incaricato di rappresentare l'associazione alla Sala Nervi, per l'udienza speciale che SS Benedetto XVI avrebbe fatto due giorni dopo, il 6, per il popolo della Protezione Civile. La Protezione Civile, un nome che apre una finestra di ricordi, riportando la mia mente a quel 6 aprile 2009 quando - nel cuore di una notte di mezza primavera, mentre ero preso da un sonno profondo – venni svegliato da un movimento ondulatorio di riflesso che a Roma, comunque, fu molto forte, ed ascoltato in molti quartieri della capitale, dando un'idea di quello che avrebbe potuto essere il danno nell'epicentro del sisma. La ricordo bene quella notte, quando vidi tanta gente scendere in piazza impaurita, domandandosi cosa fosse successo, e dove, soprattutto. In breve, acceso il pc e la radio Vhf, fu chiaro l'avvenimento di un forte terremoto e, in particolar modo - anche grazie a tanti social network, come facebook, in cui le informazioni passarono intense nei due giorni successivi – il punto esatto del disastro: l'Abruzzo, appena fuori la città dell'Aquila. Fu una notte quasi insonne, cui seguirono tre giorni intensissimi, in cui i soccorsi si vennero ad organizzare dapprima con un pochino di confusione poi - mano mano che si presero in mano tutte le redini della questione – sempre con maggiore ordine ed organizzazione.

E fu proprio in quei primi giorni che – assieme ad altri miei colleghi della sez. A.R.I. Di Roma – venni allertato per il radio soccorso, a dare il cambio ai colleghi accorsi in prima battuta per garantire i collegamenti laddove questi - nella stragrande maggioranza dei casi – si erano interrotti a causa del disastro. Fu così che, con il cuore in gola per l'emozione - ed un gran dolore interiore nel vedere tutte quelle bare nella caserma di Coppito, per i funerali di stato - partii, a seguito dell'autocolonna di Roma, il giorno di sabato santo, prima della Pasqua, destinazione L'aquila. Lo spettacolo (in senso latino del termine, cioè da “spectaculum”, che attira l'attenzione) che si presentò davanti ai miei occhi all'arrivo fu davvero desolante: attorno a me c'era una città distrutta, nel corpo e nell'anima.

Dalla sopraccitata caserma della Guardia di Finanza di Coppito – dove fu sistemato il quartier generale dei soccorsi (che mi vide operatore nella sala radio centrale, a due passi dalla stanza di Guido Bertolaso, negli ultimi due turni passati li) – venni mandato in alta montagna, assieme ad altri colleghi di Frosinone. Passai li la Pasqua, assieme agli sfollati del posto, in maggioranza anziani - molte donne, molti bambini – abbozzando una festa in un luogo di dolore.Ricordo ancora il volto di un signore anziano mentre osservava la sua casa distrutta, la fatica di una vita, ed un suo amico dirgli “A Francè, ma ringrazia DIO che lo puoi ancora raccontare”. E di questi episodi son pieni i ricordi di tutti i miei 9 turni (perché dopo quello ne feci altri otto e, se ce ne fosse stato il bisogno, ne avrei fatti altri otto) passati in terra d'Abruzzo: la mia promozione al quartier generale del COM3, con tutta una serie di campi da gestire, la notte della seconda grande scossa – con epicentro dietro il paese di PIZZOLI, nel parco del Gran Sasso e Monti della Laga – quella a 4,5° della scala Richter, che mi vide protagonista indiretto, non senza paura, di quel tragico evento e, finalmente, la chiusura, sistematica, dei campi. Beh, con tutto questo bagaglio di ricordi nel cuore, la mattina del giorno 6 marzo 2010, molto presto, mi son presentato in quel di Piazza S. Pietro unitamente a migliaia di divise multicolore che, da tutte le parti d'Italia, affluivano in Vaticano per il medesimo evento.Che emozione rivedere, anche se per un giorno solo, tante facce note - da Aosta sino alla Sicilia, da Venezia a Salerno, da Lecce a Milano – tante persone con cui hai avuto, anche se solo per una volta, a che fare. Entrato in Sala Nervi ho avuto subito la mia prima sorpresa: il mio settore era quello giallo, cioè prima e seconda fila, quelli che sarebbero andati, ad udienza terminata, a salutare il Papa. “Più emozione di così non si può”, dissi tra me e me, sorridendo e pensando all'Amico Alfredo, che di tutto mi aveva informato, meno che di questo. E così – in questa cornice di festosa gioia cattolica - ho passato - in bella compagnia - tutta la mattinata, tra l'ingresso di Guido Bertolaso (cui ebbi il gran piacere di stringere la mano) accolto da una valanga di applausi, ed il saluto a Sua Santità, anche da parte Vostra, gli italiani nel mondo, quelli che per tante sere e tante notti mi avete tenuto compagnia, durante i lunghissimi turni di lavoro.
E quindi, a conclusione di questo mio scritto, così come il Papa ed il capo della Protezione Civile hanno ringraziato le migliaia (circa 7000 unità) di persone presenti per l'apporto dato, anche io faccio lo stesso con voi perché, senza volerlo, senza che ve ne siate accorti, siete stati parte di quella grande macchina che è stata la Protezione Civile Nazionale.
Alessio Piccirillo nella Sala Nervi lo scorso 6 marzo in occasione dell'udienza speciale con SS Benedetto XVI


Un abbraccio grande
Da Roma

Alessio Piccirillo
per Ora Italia