Salve a tutti gli ascoltatori di
Ora Italia! Oggi la cartolina è molto, molto speciale, perchè ve la
raccontiamo insieme alla conduttrice di Ora Italia, Magalì Pizarro, che
qualche settimana fa è stata insieme a noi alla scoperta della Romagna
profonda e delle sue tradizioni.
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E’ pèn de mi paèis
Te mi
paèis i fa ancòura un pèn
stil
cumè un òs-cia
ch’l’è
pu e’ pèn ch’u s magnévva Crést.
Il cus
s’un piat tònd
ad tèra
còta
culòur
de madòun un po’ sbiavéid
ch’e’
sòuna te tuchèl.
L’è un
pèn fat sa pòchi ròbi:
acqua,
faréina e sèl.
Quand
ch’l’è còt e’ sfòia un bisinìn
un
bisinìn u s bréusa
cumè la
faza dla léuna
quand la
à la luce ad travérs.
A
panséi bén
l’è un
pèn ch’u n sa ‘d gnént
s’u n
fòss che l’à e’ gòst
di mi
dis an.
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Il pane del mio paese
Nel mio
paese fanno ancora il pane
sottile
come l’ostia
che poi
è il pane che mangiava Cristo.
Lo
cuociono su di un piatto tondo
di
terracotta- colore del mattone un po’ scolorito
che
suona nel toccarlo.
E’ un pane
fatto con poche cose:
acqua,
farina e sale.
Quando è
cotto si sfoglia un pochino
un poco
si brucia
come la
faccia della luna
quando
ha la luce di sbieco.
A
pensarci bene
è un
pane che non sa di niente
se non
fosse che ha il gusto
dei miei
dieci anni.
[Nino Pedretti, Al Vòusi Einaudi 2007]
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Oggi vi portiamo a Montetiffi
alla scoperta delle rinomate "Teglie di Montetiffi" e andiamo a
conoscere i coniugi Camilletti-Reali che ci presentano i segreti della
creazione di una teglia, per secoli gelosamente tramandati di padre in
figlio.
In passato, famiglie intere
hanno trovato sostentamento da questa attività, la produzione delle teglie,
che ha avuto come centro il borgo in pietra di Montetiffi.
Così si è andati avanti fino
agli inizi degli anni novanta, quando gli ultimi due tegliai della Valle dell’Uso
hanno chiuso bottega. Un mestiere che era un'arte, che aveva il profumo della
terra e la tenerezza di un quadretto di piada, sembrava definitivamente
perduto, lasciato tra le pieghe del tempo. Poi è arrivato il caso, forse il
destino. I coniugi Camilletti-Reali hanno deciso di ricominciare a realizzare
teglie. Oggi il loro laboratorio è aperto a tutti, e noi di TER siamo
risaliti insieme a Magalì lungo
Le teglie vengono create in
diversi formati: più grandi per il camino o la stufa, più piccole per i
fornelli a gas. Si tratta di uno dei prodotti più autentici dell'artigianato
di Romagna, che può fungere anche da oggetto ornamentale.
Come nasce una teglia? I termini
"testo" o "tegghia" erano usati un tempo per indicare la
teglia in argilla. La voce "testo" deriva dal latino
"testum" che significa "coccio di terracotta".
"L'argilla viene ancora
raccolta a mano, nelle vene del territorio di Montetiffi, così come il
minerale di calcite ("merum" in dialetto)" ci spiega Rosella
Reali, "e l'acqua è rigorosamente di sorgente." Una volta raccolta,
l'argilla viene messa ad asciugare, setacciata e selezionata manualmente. Quando
il prodotto è secco viene frantumato in polvere grossolana e messo in ammollo
in mastelli. L'impasto così ottenuto viene tirato su piani di marmo.
Con torni a pedale si sovrappone
una tavola con una spolverata di cenere, e con una manciata di impasto si
inizia a plasmare il prodotto, ottenendo così la base ("e fundel").
Facendo girare il tornio, col movimento delle mani si crea l'orlo
("l'urel"), dopodichè si raffina la teglia levigandola. Lo stampo è
pronto e viene poi lasciato per un'oretta al sole, poi posto nell'essicatoio
per circa due mesi e ogni giorno le teglie vengono rivoltate!
Una volta essicate, le teglie
vengono fatte cuocere in uno speciale forno a legna alla temperatura di
700/800 gradi per 8/9 ore. Infine, vengono lasciate riposare un paio di
giorni, durante i quali si verifica se vi sono crepe o fratture. Il prodotto
così ottenuto è un piccolo capolavoro e su di esse viene posto un timbro che
ne certifica la provenienza: "Teglie di Montetiffi".
Le teglie tornano a vivere e a
testimoniare un mestiere che raccoglie l'energia creativa che nasce dalla
terra. Uguale nel tempo la magia, uguale nei secoli la poesia: "Fosse pur là dove è
maestra gente in far teglie sotto cui bel bello scoppietti il pungitopo e la
ginestra, a Montetiffi?"
Così Giovanni Pascoli cantava il
paese dei tegliai. Sì Giovanni Pascoli, anche lui siamo andati a trovare nel
suo paese natale, a San Mauro Pascoli, ma questa, è tutta un'altra storia,
che racconteremo un'altra volta.
Nicholas – Staff TurismoEmiliaRomagna
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n.d.r. Brano: 'Romagna e Sangiovese', Raoul Casadei.
n.d.r. 2. Ora Italia ringrazia di cuore lo Staff di TER, in particolare Nicholas, per la pazienza e disponibilità nell'accompagnarci a scoprire l'arte delle teglie. E infine a Rosella e Maurizio per il ricevimento nel loro laboratorio ed il tempo dedicato. Gracias!